venerdì 31 agosto 2012

L'ICONA DELLO STILE MONDIALE


Daphne Guinness: «Eppure mi vesto in cinque minuti»
L'intervista esclusiva di Vanity Fair all'icona di stile mondiale


Nei saloni londinesi di Christie’s, la sera del 27 giugno il battitore si districherà tra i cento pezzi del guardaroba di Daphne Guinness, icona numero uno dello stile nel mondo, messi all’asta a favore della Isabella Blow Foundation. Ovvero della super stylist (amica della Guinness), morta suicida nel 2007,  seguita nella stessa sorte,  tre anni dopo, da Alexander McQueen: i tre insieme erano una cosa sola. Incontriamo l’eterea Daphne a New York. Ha appena finito il servizio fotografico in cui – come al solito – indossa abiti suoi. Colpi d’argento deragliano dal bianco nero che la contraddistingue, capelli compresi, insieme al personalissimo su e giù dai tacchi: le sue scarpe, d’altezza vertiginosa, non li hanno. Parleremo anche di questo.
Da dove comincia la storia?
«Sono cresciuta in diversi Paesi, in mezzo a gente diversa, con amici molto diversi tra loro».
Cultura globale trasferita nel vestire?
«La moda era legata alla politica, significava qualcosa. Ora è piuttosto commerciale. Io ancora penso alle decadi come un fatto di costume: nel mio film, The Phenomenology of Body, è chiaro».

Ha inventato una sua eleganza.
«Non ne faccio una fede. Jeannette (l’assistente, ndr) può testimoniare: mi vesto in cinque minuti».
Come decide?
«Dopo un bagno, i capelli già a posto, passo all’armadio. Al volo miscelo qualcosa, in genere bianco e nero. Per un ballo è lo stesso, devo pensarci cinque minuti prima».

L'intervista completa sul n° 25 di Vanity Fair





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